a Chieti 2013
La
processione della Domenica delle Palme
Domenica delle Palme. La Chiesa
ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme nei giorni che precedettero la sua
Passione, Morte e Resurrezione. In tutto il mondo cattolico questa giornata si
celebra rievocando questo episodio dei Vangeli, dando il via alla Settimana
Santa. Anche a Chieti, in tutte le parrocchie, si sono svolte processioni, più o
meno lunghe, per arrivare in chiesa portando i ramoscelli d'ulivo, simbolo della
pace e le palme.
Oggi, ventiquattro
Marzo duemilatredici, i fedeli del quartiere Madonna degli Angeli riuniti in
occasione della Processione della Domenica delle Palme. La parrocchia della
Madonna degli Angeli, a cui fanno riferimento le immagini nella galleria
fotografica, oggi si è ritrovata presso la spianata di fronte ai campi da tennis
di Chieti, percorrendo parte di Via Madonna della Vittoria e parte di Via
Majella per poi giungere nel piazzale retrostante la Chiesa, dove si è svolta la
santa messa. Questa e stata la prima Settimana Santa in cui la comunità
cristiana è stata guidata dal nuovo Papa Francesco. Sarà poi lui, il Giovedì
Santo, a compiere il gesto della lavanda dei piedi, come fece Gesù durante
l'ultima cena.
Noi oggi
festeggiamo l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo
trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della
sua morte. È il profeta Isaia con il suo terzo cantico sul servo sofferente di
Iahvè che ci prepara ad ascoltare questo passo del Vangelo. La sofferenza fa
parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di
cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo
fardello, come ci ricorda il salmo di oggi. Ma nella sofferenza risiede la
vittoria. “Egli spogliò se
stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente
fino alla morte, e alla morte di croce”.
E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano
l’antico inno cristiano sulla kenosi citato da San Paolo: “Per questo Dio l’ha
esaltato al di sopra di tutto”. L’intera gloria del servo di Iahvè è nello
spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino
alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo
è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua
solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati. Poiché la
divinità è l’amore. E l’amore si è manifestato con più forza proprio sulla
croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel
Padre. “Dopo queste parole egli rese lo spirito”, e noi ci inginocchiamo -
secondo la liturgia della messa - e ci immergiamo nella preghiera o nella
meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a
ciascuno di noi. Che cosa dirò al Crocifisso? A me stesso? Al Padre?
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